gilet uomo

Il gilet e la sua classe

Di seta, lino, o lana, sobrio o sgargiante, il gilet rappresenta da sempre un elemento di stile inequivocabile. Declinato in mille forme e colori è oggi un capo distintivo. Indossato solo da chi si discosta dalle mode momentanee, preferendo uno stile con storia e radici profonde.

Origine del gilet

Era una giornata di normale amministrazione alla corte di Versailles quando Il re Sole decise che i cortigiani dovessero emanare unicità per distinguersi dal resto del popolo. In quel preciso istante il panciotto diverrà elemento cardine di eleganza. Lo sfarzo della monarchia francese è ormai decaduto a differenza del gilet che ancora non ha conosciuto un vero e proprio tramonto.

Il tempo ha appannato il suo splendore ma non è mai riuscito a offuscarlo completamente. Il susseguirsi delle mode più “giovanili” e innovative hanno fatto sì che questo capo d’abbigliamento, un tempo giornaliero di ogni uomo rispettabile, cedesse il passo alla moda veloce con le sue vite basse e le sue felpe oversize.

Nonostante siano oasi in un mare inquinato, c’è ancora qualcuno che sa apprezzare il panciotto e che ne mette in risalto le caratteristiche distintive. L’industria della moda ha cercato di declinarlo in chiave moderna per adattare questo capo alle esigenze del gusto contemporaneo.

Come indossare un gilet

Le regole sono semplici e dettate dalla volontà di esaltare la figura maschile, rifiutando qualsiasi errore che possa in qualche modo mortificare l’estetica. Il gilet se indossato va indossato bene, deve essere inserito in maniera armonica tra la giacca e il pantalone.

Le linee giuda prevedono:

  • non prevede l’uso della cintura, questo evita antiestetiche interruzioni o protuberanze lungo le silhouette;
  • è un capo formale e come tale deve essere indossato con rigore;
  • la scollatura del panciotto deve essere in armonia con quella della giacca, deve essere visibile ma non eccessivamente;
  • per un reale giovamento estetico, il capo avere una aderenza tale per cui è necessaria la sapienza sartoriale.

Il panciotto e la sua evoluzione

È stato declinato nelle maniere più disparate, alla ricerca del giusto equilibrio tra le esigenze storiche e il rispetto della tradizione sartoriale.

L’avvento del cinema rappresenta il momento di massimo splendore per questo capo di alta sartoria. La fotografia e la cinepresa contribuiranno a fornire un modello di stile sartoriale che renderà il panciotto icona del buongusto.

Probabilmente è dagli anni Cinquanta che in poi che si assiste ad un primo “attacco” ai canoni stilistici del gilet, fino a quel momento un capo di abbigliamento sicuramente elitario. In questi periodi si assiste alla diffusione dei così detti Teddy Boy; questa tendenza giovanile riporta canoni di stile storici decontestualizzandoli per renderli rock. Il panciotto diventa appariscente e rigorosamente in broccato, abbinato a scarponcini e capelli strutturati con la brillantina.

Nei decenni successivi alle consolidate personalità borghesi si contrappone il movimento hippie, anche in questo caso l’abbigliamento ha un ruolo fondamentale; tra gli altri anche il gilet subirà l’opposizione ai valori dominanti e la voglia di libertà espressiva. Frutto di queste premesse sarà il modello con frange di questo capo d’abbigliamento, un’estetica cristallizzata nella memoria di quel periodo.

Da quel momento si assiste ad un rapido declino fino alla quasi totale scomparsa del gilet, anche sotto influenza di promotori e presunti intenditori di moda più propensi ad uno stile urbano e destrutturato, lontano dal buongusto classico.

Raramente si può osservare qualcuno indossare questo capo con la dignità che merita. Per fortuna c’è ancora qualche estimatore che ne rispetta la storia e la bellezza, affidandosi a chi confeziona a meno abiti di sartoria di qualità eccelsa.

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